La partecipazione alla X Quadriennale di Roma, ma soprattutto l’incontro con Enrico Crispolti e la costituzione, con Antonio Davide ed Ugo Marano, del gruppo Salerno 75 nella primavera del 1975, determinano una svolta nella mia esperienza artistica. In quella stagione sostanziali novità investono le arti visive, in particolare per quanto concerne il rapporto tra politica e cultura, analizzato già nel 1974 dal filosofo francese Michel Dufrenne, che teorizza la «’pratica utopica’ dell’arte presentandola come fenomeno autonomo, ma parallelo rispetto al movimento rivoluzionario agente all’interno della società».

Da qui l’idea che l’artista e l’intellettuale debbano ritrovare il proprio ruolo nella dinamica sociale attraverso la diretta partecipazione, con i propri strumenti, alla lotta politica, dà vita, soprattutto in Italia, a un movimento non organizzato di gruppi e singoli operatori, sull’onda della rivolta studentesca e delle lotte operaie del ’68. Tematica che evolve attraverso dibattiti, interventi ed operazioni concrete da cui derivano alcuni concetti generali che finiscono per dare una fisionomia al cosiddetto movimento «Arte nel sociale»