Concorso indetto nel 1975 dalla Biennale di Venezia volto a valorizzare la fabbrica del Mulino Stucky. Concorso per invito per 30 artisti di fama internazionale con una sezione “partecipazioni libere” aperti a progetti di artisti selezionati dalla Biennale. Tra i prescelti di quest’ultima sezione è  il Gruppo Salerno 75.

Il progetto del gruppo Gruppo si concretizza in una espropriazione simbolica della fabbrica veneziana inutilizzata in città ma utilissima al Sud, in Capitanata, per realizzare un ciclo produttivo compiuto: dalla coltivazione del grano alla sua trasformazione in farina.  Anche in considerazione che nell’anno 1226 il  Doge e il suo Consilio, con un ordine bandito da Rialto,  impongono a tutti i veneziani che caricano il grano in Puglia di scaricarlo a Venezia, e solo a Venezia, pena la confisca del carico e della nave. Il progetto vuole essere dunque anche una sorta di risarcimento nel tempo.

I prodotti agricoli devono essere trasformati direttamente nel luogo di produzione: è questa la premessa politico- ideologica dalla quale si snoda un pacchetto di idee semiserie e ironico-analitiche. La prima fase progettuale è burocratica.

Una lettera viene spedita alla Cassa per il Mezzogiorno per formalizzare l’importante acquisizione, dal momento che la fabbrica può contribuire allo sviluppo del Mezzogiorno. Anche il Politecnico di Milano è sollecitato dal gruppo a collaborare al progetto  per la soluzione dei problemi tecnici relativi alla separazione dell’edificio dalle sue fondamenta e al suo imbarco su un natante.

 

Una terza raccomandata è spedita alla Capitaneria di porto di Venezia, che non coglie l’intento ironico della richiesta. Il gruppo ottiene così addirittura una risposta dal capo della Sezione tecnica di sicurezza della navigazione della Capitaneria: “ In riferimento  vostra lettera del 28 agosto 1975 si rende noto che la scrivente non ha la veste per fornire gli elementi richiesti con la lettera in riferimento. Si suggerisce alle SS.LL. di rivolgersi ad una qualificata impresa marittima ovvero ad un’agenzia marittima”.

Tra i vari elementi di praticabilità del progetto, il Gruppo Salerno 75 ne valorizza alcuni di contenuto socio-economico, come emerge dal calcolo del rapporto tra la capacità produttiva del Mulino e la produzione annua di frumento in Puglia. Si riesce a provare che in media il Mulino Stucky, da solo, è in grado di trasformare in farina un decimo del raccolto di un’intera annata. Il progetto entra, quindi, nel vivo con il viaggio di trasmigrazione. Il Mulino, dopo il “taglio” dal suolo, viene imbarcato su un natante che inizia il suo viaggio proprio dalla Giudecca, lungo il cui canale è prevista una traversata di commiato della fabbrica, che si conclude dinanzi a San Marco.

La rotta prescelta è la più idonea per una navigazione costiera, al fine di garantire alle popolazioni rivierasche il costante avvistamento della fabbrica. Nei luoghi individuati come tappa sono stabilite delle soste per consentire agli abitanti di visitare il Mulino e festeggiare l’avvenimento con riti e scambi di doni. La ritualità è uno degli aspetti più vivi dell’intero progetto. Anche prima della partenza dall’isola della Giudecca, infatti, sono programmate azioni rituali in piazza San Marco (della “granificazione” e della “panificazione”, la narrazione della storia della fabbrica). Durante il viaggio è prevista anche un pellegrinaggio al santuario della Santa Casa di Loreto con doni di calchi in gesso del Mulino alla Madonna.

Altre ritualità sono previste all’arrivo del natante in Capitanata, che in luogo della fabbrica trasferisce particolari di calchi in gesso prelevati dal prospetto principale dello Stucky. Pertanto sono previste  azioni di grande coinvolgimento: il “rito di collocazione” dei calchi in un campo di grano della Capitanata, l’offerta del grano a S. Nicola, lo scambio delle scarpe, la distribuzione della “quagliata”.

Nello stesso luogo è prevista la realizzazione di una stele di mattoni con due date scolpite: 1226-1975, gli anni dell’editto del Doge e della trasmigrazione del Mulino, a testimoniare la riconciliazione tra Nord e Sud.